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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Intervento al Convegno «Recenti acquisizioni in tema di gravidanza a rischio»
Roma, Istituto Fatebenefratelli, 14 febbraio 1986 

 


0, 1. Limito la mia riflessione al solo caso della FIV-ET che presenti le seguenti caratteristiche: i gameti provengono da un uomo e da una donna legittimamente sposati; ogni embrione ottenuto è trasferito.

Le ragioni di questa limitazione sono due: a) la mancanza di tempo a mia disposizione; b) è l’unico caso di difficile soluzione etica.

 

0, 2. La mia riflessione etica non parte da presupposti della fede cristiana; essa intende rimanere entro i limiti di una riflessione puramente razionale.

La mia convinzione è che la FIV-ET è dal punto di vista etico illecita. Le ragioni che mi hanno condotto a questa affermazione sono quattro che esporrò ora brevemente.

 

1. Se consideriamo il processo che porta all’origine di una nuova persona umana, noi possiamo distinguervi due principi d’azione: uno di carattere personale (l’atto della congiunzione sessuale) ed uno di carattere naturale (tutto quel processo che consegue all’atto sessuale compiuto). Nella sua struttura intima l’atto coniugale è il dono che i coniugi compiono di se stessi, così che si istituisce in forma compiuta quella “comunione personale” che è la definizione etica stessa del matrimonio. A questo dono delle persone — fatto dalle persone e che ha per oggetto donato le persone — la natura apporta pure un dono: l’uomo gli spermatozoi, la donna l’ovulo. La specificità dell’atto coniugale è di congiungere i due doni: quello delle persone e quello della natura.

È questo il punto centrale della prima argomentazione, sul quale occorre riflettere seriamente.

La persona umana si caratterizza, nei confronti di qualsiasi altra realtà, per essere una unità, in forza della quale il corpo è internamente, realmente elevato ad essere ciò che rende visibile la persona, ciò che dice la persona: la persona è corporea ed il corpo è personale. La “natura” nel corpo umano attinge la stessa dignità dello “spirito”. Da ciò deriva, consegue che l’apporto della natura — il dono della natura — deve essere causato dal dono della persona. Spiego brevemente la ragione di questa conseguenza ed il significato di questo “deve”.

 

1, 1. La ragione della conseguenza: che il processo naturale della fecondazione debba avere come sua causa un atto personale ( dei coniugi) è dimostrato dal fatto che la dimensione fisica, biologica esige di essere integrata nella dimensione personale, elevata a quel grado che è proprio della persona come tale. Precisamente perché questa è la verità più profonda della corporeità umana: quella di essere una corporeità personale.

 

1, 2. Il significato di “deve”: non si tratta di una necessità biologica, né ovviamente di una necessità logica. Si tratta di una necessità etica: cioè di una esigenza inscritta in quella verità del corpo di cui ho parlato.

Ora, il processo della FIV-ET è per sé indipendente dall’atto coniugale come tale. Esso si pone al di fuori dell’atto medesimo, si pone accanto ad esso come una serie di atti distinti dall’atto sessuale degli sposi. In effetti, è dal corpo degli sposi che si prendono i gameti, per proseguire poi in un’attività in cui è responsabile un terzo. La nuova vita umana non è più imputabile al corpo della persona umana attraverso un atto personale d’amore. Essa accade a partire dal corpo degli sposi, mediante un’attività posta da un terzo e non dal e nel corpo degli sposi, mediante un’attività d’amore coniugale.

Quindi, la FIV-ET opera una separazione fra l’amore coniugale e la procreazione. E questa è la prima ragione del mio giudizio.

 

2. La FIV-ET in sé considerata è un’attività tecnica: il suo logos intrinseco è la tecnicità. In essa, infatti, troviamo tutti gli elementi costitutivi di questo “logos tecnico”: l’efficacità, l’impersonalità degli agenti cui è richiesta solo competenza, la loro conseguente inter-scambiabilità.

Ma un procedimento tecnico non è degno di dare origine ad una persona umana: la persona umana non può essere “prodotta”.

Dunque, per la natura stessa del procedimento messo in atto, la FIV-ET è illecita.

 

3. La terza ragione parte dalla constatazione del “luogo” in cui avviene la fecondazione: in corpore - in vitro.

A prima vista, la circostanza del luogo sembra essere assolutamente accidentale, secondaria. Tuttavia, noi constatiamo che il luogo diventa sempre più importante, quanto più si sale nella scala degli esseri, poiché il luogo è sempre più al servizio delle molteplici reazioni chimiche che assicurano la vita. E così noi vediamo che nella misura in cui ascendiamo nei gradi degli esseri, questi stessi esigono di essere posti in un luogo e non in un altro: in ragione di ciò che sono.

Noi abbiamo già visto che lo statuto ontologico della persona umana è di essere un dono dell’amore coniugale. Ci si può, dunque, chiedere quale è il luogo più in sintonia con esso. Il luogo deve essere tale che sia indicativo e degno di un atto d’amore. Ora, mi sembra che solo il corpo della sposa sia tale e non il “tubo” che significa piuttosto la procedura tecnica da cui ha avuto origine la persona umana.

 

4. La quarta ragione nasce dalla considerazione del trattamento che vengono a subire gli embrioni ottenuti in vitro. Facciamo le due ipotesi prese in esame da questa quarta ragione: embrioni c.d. eccedenti; trasferimento di più e tutti gli embrioni in utero.

Ipotesi A. La loro soppressione, da un punto di vista etico, è da qualificarsi come aborto.

Ipotesi B. In questa ipotesi, la coscienza morale è chiamata in causa da due fatti: (1) ci sono più possibilità di ottenere una gravidanza se si trasferiscono in utero più embrioni; (2) di questi embrioni, nella maggior parte dei casi, uno solo si impianta. Su questi fatti, l’uomo oggi non può intervenire molto.

Ora, questi due fatti, da un punto di vista etico, configurano l’ipotesi B come una strumentalizzazione degli embrioni a profitto di quello che, si spera, nascerà. Né vale obiettare che il fine voluto nel trasferimento di più embrioni è la procreazione e che l’aborto è semplicemente tollerato. Infatti, dal momento che niente impedirebbe il trasferimento di un solo embrione, il trasferimento di più di uno è voluto come un mezzo più sicuro di riuscita. Non si può parlare di tolleranza, poiché il medico fa liberamente di questi aborti un mezzo per raggiungere la fecondità: essi sono voluti, come si vuole un mezzo per raggiungere un fine.