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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Egr. Sig.
Dott. Andrea Tornielli
“Il Giornale”

Dichiarazione di S.E. Mons. Carlo Caffarra
Ferrara, 21 luglio 1998


Parlare di comprensione o è un’ovvietà o è un nonsenso. Certo, ogni persona deve essere rispettata. ma il problema è completamente diverso: si tratta di sapere se la convivenza di fatto di due persone, anche dello stesso sesso, meriti lo stesso trattamento giuridico del matrimonio legittimo; sia equiparabile al matrimonio legittimo. Non è un problema di singole persone; è un problema di assetto, di architettura del sociale umano. Equiparare le due cose equivale di fatto a negare che l’istituzione matrimoniale e famigliare abbia un suo proprio significato e che abbia un rapporto necessario col bene comune della società. Equivale a distruggere la società dalle fondamenta stesse. Richiamarsi alla laicità non ha nessun senso: non c’è bisogno della fede cristiana per capire che la famiglia può fondarsi solo sul matrimonio.
 La non-equiparabilità si basa su una ragionevolezza morale esclusivamente umana: poiché si basa su un interesse pubblico, proteggere la trasmissione della vita.

 Il riconoscimento delle coppie omosessuali cambia completamente la definizione stessa legale di matrimonio anche del matrimonio diciamo tradizionale fra partner eterosessuali. Riconoscendo infatti le coppie omosessuali, il matrimonio diventa un’istituzione che, nella sua essenza pubblicamente riconosciuta, non avrebbe più nulla a che vedere colla procreazione ed educazione dell’uomo, che sono i fatti collegati all’eterosessualità.
 Riconoscere  dignità di matrimonio alle coppie omosessuali significa dire che il nostro futuro non ci interessa più; che non abbiamo più speranza: che ci siamo alleati colla morte.
 
Da ciò che ho detto deriva che non solo i cattolici, ma ogni uomo seriamente pensoso dei destini dell’uomo non può venire a nessun compromesso, di nessun genere su ciò che mette in questione il fondamento stesso della società. Non c’è alleanza politica che meriti più rispetto del bene dell’uomo: qui è l’uomo che è distrutto.