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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Catechesi ai giovani bolognesi alla Giornata Mondiale della Gioventù 2005

Catechesi ai giovani bolognesi alla Giornata Mondiale della Gioventù
Chiesa di Sant’Anna, Colonia, Germania, mercoledì 17 agosto 2005

Tratto da BOLOGNA SETTE, Supplemento di Avvenire, domenica 21 agosto 2005
(trascrizione elaborata dalla redazione e non rivista dall’autore)


Introduco la prima riflessione con un aneddoto. Una persona era talmente smemorata che la mattina quando si alzava dimenticava dove aveva riposto i vestiti che si era tolto la sera. Un giorno trovò uno stratagemma. Pensò: "La sera scrivo su un biglietto dove ha messo camicia, pantaloni e scarpe". Una mattina però, alzatosi esclamò: "Accidenti! Mi sono dimenticato dove ho messo la cosa più importante! Non mi ricordo più dove ho messo me stesso". Questa è la situazione che può capitare oggi a tutti noi, non sapere più dove siamo e chi siamo.

I Magi si presentano a noi come persone che si sono messe in cammino alla ricerca di qualcuno, come dei ricercatori. Pellegrini o vagabondi? Qual è la differenza tra i due? Il pellegrino sa dove deve andare. Il vagabondo invece, si mette in movimento, cammina, ma non sa dove andare, non ha una meta. Il pellegrino si muove perché ha nel cuore un desiderio, quello di raggiungere una meta. Voi siete partiti da Bologna sapendo dove volevate andare e portando nel cuore tanti desideri. Il vagabondo invece non ha nessun desiderio nel cuore, si lascia semplicemente attrarre da una cosa o dall’altra, non ha nessun progetto sul suo viaggio. Ciascuno di voi si chieda in quale tra queste due figure si ritrova maggiormente, nel vagabondo o nel pellegrino. I Magi sono stati dei pellegrini. E voi nella vostra vita, sapete dove dovete andare? Avete nel cuore il desiderio di giungere a una certa meta?

Ora voglio fare una seconda riflessione. Che cosa ha messo in movimento in Magi? Che cosa li ha spinti a mettersi in viaggio? I Magi si sono messi in movimento perché si sono meravigliati di un fatto che li aveva resi "pieni di stupore". Il vostro viaggio comincia se siete ancora capaci di stupirvi, di meravigliarvi. Solo così sarete pellegrini e non vagabondi. Qual è l’oggetto dello stupore, della meraviglia? Il fatto stesso che voi "ci siete". Riuscite a stupirvi del fatto di esistere? Ciascuno di voi deve essere scosso sempre da un sussulto di stupore: "Io ci sono!" Questo stupore poi genera delle altre domande: "Io ci sono, ma da dove vengo?", "Io ci sono, ma chi sono?", "A che cosa sono destinato?".

Nell’ultima lettera che Giovanni Paolo II ha potuto scrivervi per questa Gmg vi ha detto: "I Magi, lanciandosi con coraggio per strade ignote e intraprendendo un lungo e non facile viaggio non esitarono a partire per seguire la stella che avevano visto sorgere. Imitando i Magi anche voi, cari giovani, dovete compiere un viaggio". Cosa vuol dire "mettersi in viaggio"? Di che cosa stiamo parlando in realtà? Partire per questo viaggio vuol dire cercare la risposta alle grandi domande che avete nel cuore, vuol dire andare alla ricerca di quel bene che può soddisfare il vostro desiderio di felicità. Per prima cosa è accaduto qualcosa di grande: siamo stati chiamati alla vita, noi ci siamo. Allora voglio sapere chi sono e a che cosa sono destinato. Voglio sapere se esiste qualcosa in grado di rispondere al desiderio che ho nel cuore. Il pericolo è quello di non partire. Quanti amici dei Magi avranno tentato di dissuaderli dal viaggio. Molti lo diranno anche a voi: "Ma cosa sono questi problemi che ti metti? Che cosa ti importa di ricercare la verità di te stesso? Pensa a divertirti!". Non ci si mette in viaggio quando si spengono queste grandi domande nel cuore, oppure quando si accorcia, per così dire, la misura del proprio desiderio, ci si accontenta di poco. Vi dico una cosa grave: siate vigilanti, siate vigilanti perché vivete in una cultura che fa di tutto per impedirvi di porvi le grandi domande della vita. Siate vigilanti, perché stanno facendo di tutto perché non vi interroghiate seriamente sulla vita, raccontandovi che la verità non esiste, esistono le opinioni. È sufficiente tollerarsi a vicenda, ciascuno pensi come vuole. Viene estinta dentro di voi questa capacita di stupirvi. Essere pellegrini significa quindi cercare la verità sulla propria esistenza, cercare il bene capace di soddisfare il nostro desiderio.

I Magi quando partono si sono certamente procurati un discreto equipaggiamento. Anche il viaggio di cui stiamo parlando, il viaggio dell’uomo mendicante della verità, mendicante di felicità, ha bisogno di un equipaggiamento. Quali sono gli strumenti che abbiamo a nostra disposizione per cercare la verità e il bene? Se leggete la vicenda dei Magi avrete modo di scoprirlo: sono due, come le due gambe di cui ci serviamo per camminare. Non ne deve mancare una, perché si camminerebbe molto male. Le due gambe che ci servono per camminare nel pellegrinaggio della vita sono la nostra ragione e la rivelazione che il Signore ci ha fatto e che noi accogliamo nella fede. Le due gambe che ci fanno camminare sono la ragione e la fede. Se eliminate una di queste gambe il pellegrino diventa un vagabondo.

La ragione in primo luogo. Sant’Agostino diceva: "Dilige intellectum!" Ama la tua intelligenza, la tua ragionevolezza. Io vi chiedo di essere "ragionevolmente" credenti. Cercate di capire ciò in cui credete, le ragioni per le quali è bello seguire Cristo. Se un vostro amico che non è credente vi chiede: "Ma perché tu sei cristiano"? Voi dovete saper rispondere con dolcezza e mitezza, ma con chiarezza. Le dovete sapere queste ragioni per cui è bello seguire Cristo.

La seconda gamba è la rivelazione divina accolta per la fede. E dove noi apprendiamo la parola di Dio? Nella Chiesa! I Magi avevano i cammelli che li sollevavano e li portavano. Noi chi abbiamo? Noi abbiamo la Chiesa che ci solleva sulle spalle, abbiamo la Chiesa che ci fa camminare nel pellegrinaggio della vita. Siate contenti di essere nella Chiesa. In una delle celebrazioni della Gmg noi canteremo le litanie dei Santi. Diremo i nomi di molti di loro e per ciascuno di loro diremo: "Mi raccomando: prega per me!". In questa grande compagnia ci sono i Santi e c’è la Madre del Signore. Se voi prendete un bambino piccolo e lo prendete sulle spalle, il bambino vede più lontano di voi, perché si trova più in alto. Così è la Chiesa. Noi siamo sulle spalle di questi grandi amici che sono nella storia della Chiesa e vediamo più avanti, forse anche più avanti di loro. Pensate: andare sulle spalle di Giovani Paolo II! Io vedo la Chiesa come il dono di spalle solide.