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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


CATECHESI DEI GIOVANI
Cattedrale 24 marzo 2001

Carissimi,

la catechesi di questa sera sarà una catechesi "controcorrente": ciò che voi ascolterete è totalmente negato dalla società in cui viviamo. Pertanto è una riflessione che può essere fatta propria solo da chi ha uno spirito forte e un cuore magnanimo.

Di che cosa vi parlerò? Non direttamente della Croce di Cristo, davanti alla quale molti di voi durante queste settimane si sono fermati in adorazione e preghiera. Ma delle conseguenze che ha nella vita dell’uomo il fatto di credere in e di seguire Cristo crocefisso e risorto. In sostanza, in questa catechesi io cercherò di rispondere alla seguente domanda: nel mio modo di vivere, nel modo con cui esercito la mia libertà [i filosofi direbbero: nella coscienza che io ho di me stesso] che cosa avviene se io credo veramente in Cristo crocefisso e risorto e decido di seguirlo quotidianamente?

1. Partiamo dalle parole stesse di Gesù che avete appena sentito [Mc 8,34-37]. Esse ci danno la risposta, una risposta sconvolgente e paradossale. E’ questa: se tu credi veramente in Cristo crocifisso e risorto e decidi di seguirlo, avviene – deve avvenire nella tua persona (a) un totale decentramento o liberazione da te stesso ["rinneghi se stesso"], (b) che ti rende anche disponibile alla "morte civile" ["prenda la sua croce"], (c) facendo della propria vita e persona un dono totale a causa dell’incontro avuto con Cristo ["chi vorrà salvare la propria vita …"]. Come potete constatare, l’incontro con Cristo crocefisso e risorto genera un’umanità nuova nella persona del discepolo.

Adesso vorrei aiutarvi a penetrare con profondità in questa risposta dataci da Gesù. Lo faccio partendo da una premessa che ha solo lo scopo di rendervi più disponibili all’ascolto ed all’assimilazione di queste parole evangeliche: essa è un’importante verità sulla persona umana.

[Premessa]. La struttura della persona umana è complessa poiché essa (la persona umana) è fatta, se così possiamo dire, di tre materiali diversi. La persona umana è corpo; la persona umana è psyche; la persona umana è spirito. Ciascuno di questi materiali ha proprie esigenze, ha propri dinamismi: il corpo ha fame/sete; la nostra psyche ci fa provare paura o piacere, attrazione verso qualcuno o repulsione; il nostro spirito fa di noi un soggetto capace di capire, di scegliere liberamente, di amare.

Non ci vuole molto a rendersi conto che fra i tre dinamismi, quello fisico, quello psichico e quello spirituale, o prima o poi sorgono contrasti. Qualche esempio. Chi è diabetico non perde il piacere di mangiare dolci, pur sapendo che questo desiderio è contrario al bene della persona. Chi è sposato/a può sentire una forte attrazione sessuale verso chi non è la propria/o sposa/o pur sapendo che il valore della fedeltà coniugale impedisce di dare compimento a quell’attrazione.

La soluzione a questa contraddizione che abita dentro di noi non consiste nello spegnere qualcuno di questi dinamismi: sarebbe un atto disumano. La soluzione consiste nell’integrare il dinamismo inferiore in quello superiore così da creare in noi una profonda armonia.

Ma questa integrazione esige un auto-dominio e spesso il SACRIFICIO come via per giungere ad un’esistenza grande, bella, vera: vissuta nella pienezza intera della propria umanità. La persona veramente libera, veramente matura è quella che ha capito che per realizzarsi occorre accettare il sacrificio. E’ una legge, questa, implicata nella struttura stessa della persona.

2. Se la parola di Gesù si inscrive, come sempre, nella realtà della persona umana, essa tuttavia la eleva ad un grado di realizzazione impensabile. Ritorniamo dunque a quelle parole.

(a) La fede in e la sequela di Gesù crocefisso e risorto opera un totale decentramento o liberazione da se stessi: "rinneghi se stesso". Guardiamo a Lui, ripercorriamo le tappe fondamentali della sua vicenda umano-divina.

Fil. 2,6-8: Egli non ritenne che la sua condizione divina dovesse essere tenuta come se fosse qualcosa da difendere gelosamente, da affermare come qualcosa di irrinunciabile. Scelse di abbandonarla, per vivere in una condizione di profonda umiliazione. Gesù il Cristo non si concentrò, non si rinchiuse in una "difesa" del "se stesso" divino e di ciò che gli era dovuto come tale. Ha "rinnegato se stesso".

Gv 13,1-14: venuto ad abitare in mezzo a noi, Egli non volle affermare Se stesso esigendo dai suoi discepoli di essere trattato come "Signore e Maestro". Egli lava i piedi: si pone cioè come fuori da Se stesso per servire. Sta coi suoi non come chi si fa servire, ma come chi serve. Ha "rinnegato se stesso".

Nello splendore del rinnegamento che Cristo ha fatto di Se stesso, possiamo ora capire un poco che cosa accade in chi crede in Lui.

Noi sappiamo che esiste una legge di gravitazione universale in forza della quale tutti i corpi tendono verso un luogo; sappiamo che l’ago della bussola si dispone sempre verso il Nord. Chiediamoci: i nostri desideri, le scelte della nostra libertà, i nostri pensieri verso quale direzione si dispongono? verso "se stessi"? cioè verso un’affermazione di se stessi tale per cui tendenzialmente anche se non sempre effettivamente, ogni altra realtà deve essere asservita a se stessi. I segni di questa "concentrazione su e in se stessi" sono vari. Ne indico solo tre: chi è così concentrato su se stesso, non è capace di vera amicizia; non è capace di amare veramente un uomo/una donna, e se si sposa il suo matrimonio è destinato ad un sicuro e celere fallimento: non è capace di essere nella gioia, ma solo vivere qualche istante di piacere.

(b) La fede in e la sequela di Gesù crocefisso e risorto rende il discepolo disponibile anche ad una vera e propria "morte civile", nel disprezzo. E’ questo il significato profondo del prendere la Croce.

Vi dicevo che tutto quanto vi sto dicendo in questa catechesi è giudicato totalmente falso nella società contemporanea. Carissimi giovani, se vi ponete alla sequela di Cristo e quindi si compie gradualmente quel decentramento da voi stessi di cui vi parlavo, o prima o poi sarete derisi, anche se alle vostre spalle. Perché? Perché la società attuale è costruita su presupposti che sono diametralmente opposti a quelli di cui Gesù questa sera vi sta parlando. Quali sono? due. Per ora li enuncio solamente, perché poi li riprenderò subito: l’uomo è un individuo che non ha nessun legame naturale con l’altro; la società è la coesistenza regolata di egoismi opposti.

(c) La fede in e la sequela in Gesù crocefisso e risorto ti porta a riconsiderare in radice la tua vita, il senso della tua esistenza, la tua persona: "chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà". Queste parole di Gesù costituiscono l’unica vera sfida lanciata alla vostra libertà: la sfida dell’Amore. Egli cioè ti dice: esiste un solo modo di realizzare veramente te stesso, il dono di te stesso perdendo la tua vita "per causa mia e del Vangelo". La verità dell’uomo è il dono di sé.

Per capire questa parola di Gesù, anzi per cominciare a viverla, provate e chiedervi serenamente e seriamente: "ma io per che cosa mi sento fatto, per amare o per odiare, per donarmi o per possedermi?". Le parole di Gesù corrispondono, sono le più vicine ai desideri veri del cuore umano: sono le più corrispondenti a ciò che esso desidera, la vera felicità.

L’ultima sera della sua vita terrena, Gesù ha detto una cosa straordinaria: "Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore… Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi" [Gv 15,9-11]. Gesù parla di una "gioia piena" già possibile ora. Essa è possibile a due condizioni: rimanere nell’amore di Cristo, osservare il suo comandamento. Rimanere nell’amore di Cristo: essere presi intimamente dalla certezza dell’amore di Cristo per me; osservare il suo comandamento: fare della propria vita un dono. La vita è dono solo perché, e solo se ti radichi dentro al dono che di sé ha fatto Gesù Cristo.

La "forma" che assume questa donazione varia da persona a persona. Ma esistono come tre modalità fondamentali: quella coniugale, quella verginale, quella pastorale.

Ho terminato. Eravamo partiti da una domanda: che cosa accade nella persona di chi incontra Cristo crocefisso e risorto? Viene liberato dal suo egoismo e reso capace di fare della propria persona e della propria vita un dono all’altro "a causa di Cristo".

Carissimi giovani, questa sera Cristo vi apre una grande prospettiva, lancia la sfida suprema alla vostra libertà. Come potere raccoglierla? Attraverso una profonda vita eucaristica. E’ il mistero eucaristico la scuola della libertà perché esso è la presenza reale di Cristo che dona se stesso.