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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


CATECHESI NELLA VEGLIA DI PENTECOSTE
Cattedrale 30 maggio 1998


1. “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Col Padre e col Figlio è adorato e glorificato”. Al compiersi del cinquantesimo giorno della celebrazione pasquale, rinnoviamo in primo luogo la nostra fede nello Spirito Santo “che è Signore e dà la vita” (Dominum et vivificantem): la nostra fede nella sua divina natura. Con spirito umile, e pieni di timore e tremore, cerchiamo di balbettare qualcosa sulla sua Persona divina.
 Amore mediante il quale il Padre ama il suo Unigenito e l’Unigenito ama il Padre; Vincolo indissolubile del Padre e del Figlio; Bacio eterno ed abbraccio inscindibile; Consonanza del loro amore e loro Gioia perfetta; Comunione consostanziale e loro eterna Pace: Egli è il Signore che è adorato e glorificato col Padre e col Figlio.
“Questa mutua dilezione, amore soavissimo, amplesso felice, amore beatificante, per il quale il Padre trova il suo riposo nel Figlio e il Figlio nel Padre; questo, dico, riposo imperturbabile, bontà incomparabile, questo formare di due una cosa sola, questo ritrovarsi insieme in tale unica cosa: tutto questo noi diciamo essere il dolce, soave, giocondo e Santo Spirito.”
(Aelredo di Rievaulx, Lo specchio di carità, I, 20, 57)
 
Ma Egli è anche colui che dona la vita: Dominum et vivificantem.
 In primo luogo “lo Spirito Santo è principio della creazione” (S. Tommaso d’A. SCG IV, cap. 20, 3570). La decisione del Padre di donare l’esistenza ad altri, non nasce da una necessità dell’essere divino di uscire fuori di Sé; non nasce dal bisogno di colmare una qualche limitazione dell’essere divino. Come dice una preghiera liturgica rivolgendosi al Padre: “Tu solo sei buono e fonte della vita, e hai dato origine all’universo, per effondere il tuo amore su tutte le creature ed allietarle con gli splendori della tua luce” (Preghiera Euc. IV, Prefazio). L’unica ragione, l’unico motivo che ha spinto il Padre a dare origine all’universo è stato la sua volontà di effondere la sua gioia ed il suo amore su altri. L’atto creativo cioè è un atto di amore assolutamente libero, gratuito: è la pura gratuità dell’amore. Ora lo Spirito Santo è l’Amore. Il principio della creazione di ogni cosa è dunque lo Spirito Santo; all’origine di tutto ciò che esiste sta dunque lo Spiritus  creator, lo Spirito creatore. Invocandolo in questo modo, Spirito creatore, la Chiesa manifesta la sua certezza incrollabile sulla positività del reale: “c’è nel nostro mondo uno Spirito che è dono increato”; che è Amore increato. L’intima spiegazione di tutto si trova in questo Amore ed Esso è la ragione ultima di ogni cosa.
 Ma da questo Amore che è Spirito Santo non deriva solo la donazione dell’esistenza a tutte le cose mediante la creazione, ma anche la donazione della grazia agli uomini mediante l’intera economia della salvezza. E’ la pagina del Vangelo appena letta che ci svela il mistero dello Spirito Santo come fonte viva (fons vivus) della nuova vita in Cristo.
Ciò che è narrato nel Vangelo come fatto accaduto in un giorno molto preciso della nostra storia umana, “la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato”, ha avuto le sue origini nel giorno dell’eternità divina. Dio, infatti, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, prima della creazione del mondo, ci aveva già benedetti con ogni benedizione dello Spirito, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo (cfr. Ef 1,3-5). La realizzazione definitiva di questo progetto paterno si ha nel giorno di Pasqua. Tutti i particolari del racconto evangelico sono importanti.
E’ Gesù Risorto che dona lo Spirito Santo. “Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello Spirito” (1Pt 3,9), Egli non è stato costituito solamente, come Adamo, anima vivente, ma Spirito vivificante (cfr. 1Cor 15,45). Fra il racconto della creazione dell’uomo e questa pagina del Vangelo c’è una profonda armonia. “Il Signore Iddio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). Come il primo uomo, così anche Cristo il nuovo e vero uomo era stato ridotto a polvere del suolo per così dire, nella morte dentro il sepolcro. Ma viene costituito Figlio di Dio con potenza dallo Spirito Santo nella risurrezione (cfr. Rom 1,3). “Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita” (1Cor 15,45), capace cioè di donare lo Spirito che riconduce l’uomo nella sua originaria verità. “Alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo”. Dal giorno di Pasqua, “Cristo è in un qualche modo il principio di tutta la grazia, come Dio è il principio di tutto l’essere” (S. Tommaso, Qq. Dd. De Veritate q. 29, a.5, ad 3um). Il Risorto diviene sorgente di ogni vita perché ci dona lo Spirito Santo e con Lui ed in Lui ogni pienezza di grazia: “alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati …”.  Veramente, “la Redenzione viene totalmente operata dal Figlio come dall’Unto, che è venuto ed ha agito nella potenza dello Spirito Santo, offrendosi alla fine in sacrificio sul legno della Croce. E questa Redenzione viene, al tempo stesso, operata costantemente nei cuori e nelle coscienze umane - nella storia del mondo - dallo Spirito Santo, che è l’altro consolatore” (Giovanni Paolo II, lett. Enc. Dominum et vivificantem 25,4). La promessa del profeta si è adempiuta: “io vi aspergerò con acqua pura …”

2. Ed allora il nostro sguardo di fede si posa ora sull’opera dello Spirito Santo: ciò che avvenne allora nel cenacolo, a porte chiuse, oggi si manifesta apertamente, davanti al mondo, in modo eminente nella santa Chiesa, “madre dei santi, immagine della città superna”.
Come abbiamo proclamato la nostra fede nella Persona dello Spirito Santo, ora pieni di gratitudine proclamiamo le grandi opere che compie in mezzo a noi: riconosciamo i suoi doni fatti alla nostra Chiesa.
E’ suo dono il santo ministero pastorale che il nostro venerato arcivescovo emerito continua ad esercitare in mezzo a noi nel modo più conforme all’atto redentivo di Cristo: il dono di se stesso sul Calvario di una sofferenza senza fine.
E’ dono dello Spirito Santo il mio umile servizio pastorale coadiuvato dal ministero dei nostri santi e venerati presbiteri e diaconi che danno quotidianamente se stessi alle vostre anime.
E’ dono dello Spirito Santo la donazione verginale delle nostre vergini consacrate che nella potenza dell’amore hanno saputo custodire il loro cuore indiviso per Cristo.
E’ dono dello Spirito Santo l’amore coniugale santo, fedele e fecondo, capace di trascrivere nella unità dei corpo il mistero dell’indivisa vita trinitaria.
E’ dono dello Spirito Santo la generosa docilità dei nostri seminaristi alla voce di Cristo che li chiama a seguirlo per farli servi dei suoi discepoli.
E’ dono dello Spirito Santo la forza, la purezza del corpo e del cuore e la generosità dei nostri giovani, che provano più gioia nel donare che nel ricevere.
E’ dono dello Spirito Santo l’innocente stupore dei nostri bambini, la dignitosa pazienza dei poveri, la sofferta oblazione dei malati, il sereno tramonto degli anziani.
E’ dono dello Spirito Santo l’impegno quotidiano di chi educa la persona all’amore della verità, la forza magnanime di chi non odia colui che lo opprime, la solidarietà di chi pur non credendo serve Cristo nei poveri.
E’ stato un dono dello Spirito Santo il Sinodo di questa Santa Chiesa di Ferrara-Comacchio ed il frutto di questo Sinodo, la Missione cittadina.
Lo Spirito dimora in questa Chiesa e nel cuore dei suoi fedeli; in essi prega e rende loro testimonianza che sono figli di Dio e ci introduce gradualmente nella verità tutta intera.
Credere nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita significa adorarlo nella sua potenza salvifica, amarlo nella sua bontà infinita, benedirlo nelle sue opere prodigiose, ringraziarlo nei suoi innumerevoli benefici.
Grazie, o Spirito creatore, perché sei venuto a visitarci e ci hai donato l’intima certezza di essere amati in Cristo dal Padre.
Grazie, o Spirito Santo, perché hai scritto la S. Scrittura attraverso la quale Cristo continua a parlarci.
Grazie, o Spirito Santo, perché mandato dal Padre, tu santifichi ogni giorno i doni che ti offriamo ed essi diventano il corpo e sangue del Signore Nostro Gesù Cristo.
Grazie, o Spirito Santo, perché ispiri nel cuore di Maria sentimenti ed affezione materni verso ciascuno di noi.

3. Ma, carissimi fratelli e sorelle, questa mirabile presenza dello Spirito nella Chiesa, nel mondo, nel cuore di ciascuno di noi incontra resistenza ed opposizione: la pagina di S. Paolo ci introduce in questo mistero. Essa oppone due modi di vivere, la vita secondo la carne e la vita secondo lo Spirito; due modi di pensare, alle cose della carne e alle cose dello Spirito Santo; due modi di usare la nostra libertà, quello che ci fa camminare secondo la carne e quello che ci fa camminare secondo lo Spirito Santo. E’ un’opposizione che attraversa l’intera persona umana, perché dimora in ogni sua dimensione: la dimensione dell’essere (la carne e lo spirito), la dimensione del pensare, la dimensione del volere. E’ un’opposizione dalla cui soluzione dipende il nostro destino eterno: la vita o la morte.
 In che cosa consiste propriamente questa opposizione? quale è il “punto di scontro”? “I desideri della carne sono in rivolta contro Dio perché non si sottomettono alla sua legge”, ci dice l’Apostolo. Lo scontro è fra l’ordine della Sapienza (che è Cristo) e dell’Amore (che è lo Spirito Santo), nel quale ci ha collocati l’atto creativo del Padre, e la nostra decisione di essere, di pensare, di volere un’esistenza contraria a quell’ordine. “Sì, Dio nel mondo creato rimane la prima e suprema fonte per decidere del bene e del male, mediante l’intima verità dell’essere, la quale è il riflesso del Verbo, l’eterno Figlio, consostanziale al Padre. All’uomo creato ad immagine di Dio lo Spirito Santo dà in dono la coscienza, affinché in essa l’immagine possa rispecchiare fedelmente il suo modello, che è insieme la sapienza e la legge eterna, fonte dell’ordine morale nell’uomo e nel mondo. La «disobbedienza», come dimensione originaria del peccato, significa rifiuto di questa fonte, per la pretesa dell’uomo di diventare fonte autonoma ed esclusiva nel decidere del bene e del male.” (Giovanni Paolo II, lett. Enc. Dominum et vivificantem 36).
 L’uomo che si pone, seguendo i desideri della carne nella menzogna, non può distruggere l’intima verità del suo essere pensata in Cristo e realizzata mediante lo Spirito. E così la persona è percorsa da due forze che se ne contendono il dominio.
 Il “segno” di questa lotta è la confusione in cui non si riesce più a chiamare le cose con il loro nome; è l’oscurarsi anche delle  evidenze originarie.
 Ma se lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in noi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche a noi. E lo fa attuando in noi la piena misura della vera libertà dell’uomo: “la legge dello Spirito di vita in Cristo ci ha liberati dalla legge del peccato e della morte”.
 
 Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e col Padre e col Figlio è adorato e glorificato.