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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


QUALE CARITÀ PER IL NOSTRO OGGI?
CONFERENZA ALL' UNITALSI
Ferrara,  24 febbraio 1996

 Penso che parlando di carità , sia necessario porci subito nella giusta prospettiva, altrimenti non se ne vede l’intimo splendore e l’intrinseca bellezza. E’ come quando guardiamo un quadro: si deve scegliere la collocazione giusta. Quale è? “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per in nostri peccati” (1 Gv 4,10). Per capire, per avere una qualche intelligenza dell’amore non si deve partire dal nostro modo di amare; si deve partire dal modo di amare proprio di Dio stesso. Comincerò dunque la mia riflessione, cercando di balbettare qualcosa sul modo divino di amare.

1. L’AMORE DI DIO

 La prima cosa che ci colpisce immediatamente nel testo di Giovanni è la messa in chiaro dell’iniziativa: di chi comincia nell’amore. Chi ha cominciato? Ci viene detto che è stato Dio a cominciare. Perché è così importante sapere chi comincia? perché cominciando Dio, il suo amore non è risposta, è inizio assoluto, è gratuità pura. La gratuità è amare senza nessun calcolo, senza nessuna attesa di ricompensa, senza nessuna previsione di tornaconto. Noi non abbiamo un’esperienza diretta di gratuità, almeno di gratuità totale. Possiamo tentare un avvicinamento a questa idea senza poterla mai raggiungere, attraverso alcune esemplificazioni desunte dalla nostra esperienza quotidiana.
 Quando un ragazzo dice di amare una ragazza, egli sente un’attrazione profonda verso essa: non solo fisica, ma anche spirituale. L’attrazione trova la sua ragione in una qualità dell’essere della ragazza amata: la sua bellezza, la sua bontà ... Dunque: esiste un valore che suscita una risposta, risposta che chiamiamo amore. L’amore presuppone che esista, ovviamente, la persona umana e che la persona abbia già in sé “qualcosa” da attirare l’altro. Non è così dell’amore di Dio per noi: esso non presuppone niente dal momento che tutto ciò che siamo ed abbiamo è frutto, effetto del suo amore. Cioè: Dio non ci ama perché noi siamo e trova in noi qualcosa che lo attrae verso di noi. Al contrario: noi siamo e abbiamo ciò che abbiamo perché Dio ci ama. In questo senso, il Suo è un amore completamente gratuito. Non ha in sé nessuna ragione, cioè nessuna causa fuori di sé che lo spieghi. Alla domanda: perché Dio mi ama? Ciascuno deve rispondere: perché mi ama. “Dato, fatto; non c’è più nessuna aggiunta, non c’è più nessuna appendice. Quello non mi riconosce? non c’entra, lo faccio lo stesso”. L’Apostolo Paolo usa un esempio: l’esempio del testamento.
 Entrare in possesso di un bene per eredità è molto diverso che entrarvi per una compra-vendita, per esempio. La compra-vendita comporta un “dare-avere” e l’uno è condizione dell’altro. La disposizione testamentaria non comporta da parte tua nulla: puoi solo accettare o rifiutare. Così è l’amore di Dio. Non puoi meritarlo: chi lavora per una ora sola, riceve lo stesso denaro.
 La gratuità ci conduce dentro l’essenza stessa dell’amore di Dio. Essendo pienamente gratuito, Dio non vuole, amando, il Suo bene: non sarebbe più gratuito. Egli vuole puramente, semplicemente, niente altro se non il bene della persona amata. Amare significa volere - bene: niente all’infuori di questo. Ma quale bene Dio può volere? Egli solo è il bene, tutto il bene, il sommo bene. Vuole donare se stesso. “E Dio cos’è? La sorgente dell’essere. Dio dà all’uomo l’essere; dà all’uomo di essere, dà all’uomo di essere di più, di crescere; dà all’uomo di essere completamente se stesso, di crescere fino alla sua compiutezza, cioè dona all’uomo di essere felice”.
 Ma fino a che punto si è spinto il dono di Sé? entriamo qui nel Mistero profondo del cristianesimo. Egli ci ha donato Se stesso, anche nel senso che ci ha resi partecipi della sua stessa vita divina, la vita della Trinità. “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi”.
 Ma la S. Scrittura continua: “e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”. Questa affermazione ci fa capire un poco la dimensione, o se volete la proprietà che caratterizza, l’amore di Dio: la misericordia. E’ qualcosa di sconvolgente a cui non penseremo mai sufficientemente. Che cosa significa che l’amore di Dio, cioè la sua gratuita decisione di donarci Se stesso, è un amore misericordioso? Proviamo a balbettare qualcosa, partendo prima da qualche esempio umano.
 Se tu vai in ospedale e vedi un bambino che, in conseguenza, poniamo a un incidente stradale, ha un braccio maciullato, tu senti una profonda commozione. Che cosa significa “commozione”? Due cose. Primo: tu pensi che quel bimbo, come ogni persona umana, è fatto per avere due braccia; secondo: ti senti come partecipe della sua miseria, è come se fosse tua. Si ha una ragione dentro una com-passione. Dio ha voluto che noi siamo nella vita piena ed eterna, nella beatitudine e vede che ci troviamo in una condizione di morte, a causa della decisione presa di abbandonarlo (=peccato). Egli si sente partecipe della mia miseria, è come fosse Sua. Ed allora che cosa fa? “ha mandato ...” Cioè: ha preso su di sé la nostra miseria per riportarci nella sua ricchezza. Si è commosso: ha avuto misericordia. Ecco, la temperie dell’amore di Dio. L’amore di Dio è commozione, è misericordia: è solo misericordia. E questa misericordia si chiama Gesù Cristo.
 Abbiamo cercato di dire qualcosa sulla carità o amore di Dio per noi. E’ dono assolutamente gratuito di Sé. E’ misericordia, cioè commozione indescrivibile per ciascuno di noi, commozione che ci fa sentire indicibilmente vicino questo Mistero di amore.

2. IL NOSTRO AMORE

A questo punto, c’è il gravissimo pericolo di concludere, pensando a noi stessi: allora anch’io devo amare. Quale pericolo? quello di ridurre il cristianesimo, che nel suo nucleo essenziale, altro non è se non questo Amore e Misericordia, ad una esigenza, ad un dovere più forte. Cioè: ad una morale. E’ come dire: devi dedicarti, devi fare. Che noia! Ed allora, che cosa avviene? Si potrebbe leggere il capitolo tredicesimo della prima lettera ai Corinzi.
 E’ donata all’uomo la capacità di amare così come il Padre ha amato in Cristo. Questa capacità di amare è conseguenza della presenza in voi dello Spirito Santo: è il dono dello Spirito che ci guida nell’amore. In che modo?
 Egli, lo Spirito, ci dona l’esperienza dell’Amore-Misericordia che ha preso corpo in Cristo e così il primo oggetto del nostro amore è Gesù Cristo stesso. Ed è causa di questo amore che nasce nel cuore la stessa passione per l’uomo. Dopo che Pietro vede che gli sono stati lavati i piedi, è ancora pensabile che possa vantare qualche privilegio nei confronti degli altri? La partecipazione della Misericordia, l’averla sperimentata, rende capaci di commuoversi per ogni miseria. Quando qualcuno “è pieno di commozione per Cristo e guarda quindi all’uomo come lo guarda Cristo, con commozione, pensando al suo destino e dando se stesso per il suo destino”, allora veramente la carità di Dio è nel mondo. Sentite come uno dei più grandi poeti di questo secolo, Ch. Peguy, ha espresso tutto questo:

Come la loro libertà è stata creata a immagine e somiglianza della mia libertà, dice Dio,
Come la loro libertà è il riflesso della mia libertà,
Così mi piace trovare in loro come una certa gratuità
Che sia il riflesso della gratuità della mia grazia.

Che sia come creata a immagine e somiglianza della gratuità della mia grazia:

Mi piace che in un certo senso essi preghino non solo liberamente ma come gratuitamente.
Mi piace che cadano in ginocchio non solo liberamente ma come gratuitamente.
Mi piace che si diano e che diano il loro cuore e che si rimettano e che portino e che stimino non  solo liberamente ma come gratuitamente.
Mi piace che amino infine, dice Dio, non soltanto liberamente ma come gratuitamente.
Ora per questo, dice Dio, con i miei francesi sono ben servito.
E’ un popolo che è venuto al mondo con la mano aperta e il cuore liberale.
Dà, sa dare. E’ per natura gratuito.
Quando dà, non vende, lui, e non presta a breve scadenza e ad alto interesse.
Dà per nulla. Altrimenti è forse un dare?
Ama per nulla. Altrimenti è forse un amare?
Non sta sempre a propormi mercati generalmente vergognosi.

Finalmente, possiamo rispondere alla nostra domanda: quale carità per il nostro oggi? Quella di Cristo a noi partecipata dal dono dello Spirito. Richiamo, per terminare  le sue essenziali modalità.
La prima: è gratuità, cioè affermazione della persona, di ogni persona per se stessa ed in se stessa. Non per la sua utilità.
La seconda: è compassione per i suoi problemi, per i suoi beni, i beni che sono la sua persona, interessandosi all’altro come a se stesso.
La terza: è donazione di te stesso all’altro per l’affezione che ti lega all’altro.