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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


GIUBILEO AVIS
Castello Estense
3 giugno2000

Che cosa è il cristianesimo

Ringrazio profondamente i responsabili AVIS di avermi dato l’occasione di rivolgervi questa parola.

Il Giubileo festeggia una persona: Gesù Cristo. Ed allora ogni celebrazione giubilare deve essere momento per avere una conoscenza più profonda di Gesù e della nostra fede cristiana. La mia riflessione seguente cercherà dunque di rispondere ala seguente domanda: che cosa è il cristianesimo.

1. IL CRISTIANESIMO E’ UNA STORIA. Se noi analizziamo le "professioni" o "simboli" nei quali la fede cristiana si è espressa, vediamo subito che essi non espongono tanto una dottrina, ma narrano dei fatti. Quella che sembra essere la formulazione più antica della fede cristiana, è la narrazione di un evento accaduto in un certo tempo e in un certo luogo: "Gesù di Nazareth è morto per i nostri peccati ed è risuscitato per la nostra giustificazione".

In verità questo avvenimento venne sempre narrato all’interno di una storia precedente, quella del popolo ebraico, nella quale esso assumeva significato pieno e della quale esso era il punto di arrivo conclusivo e definitivo.

L’intera opera della divina Provvidenza a nostro favore si articola in due grandi momenti o periodi storici: la profezia e la storia propriamente detta. Proviamo a spiegare quest’intima articolazione del cristianesimo. Per farlo dobbiamo partire da ciò che costituisce il suo inizio: la narrazione di una storia non può cominciare che … dal suo inizio.

L’inizio è il seguente: Dio ha parlato all’uomo; Dio si è rivolto all’uomo parlando "come un amico parla ad un amico", parlando la nostra stessa povera lingua umana di ogni giorno. E’ da questa decisione di Dio, è in questa decisione di Dio di uscire dal suo silenzio che inizia quella storia che è il cristianesimo.

Fermiamoci solo un momento a riflettere su questo "principio". E’ innegabile che la creazione stessa rivela qualcosa del suo Creatore: "dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da Lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità" (Rom 1,20). E’ innegabile, anche se tutta un’industria del divertimento e della distrazione cerca ogni momento di farcelo dimenticare, che nel nostro cuore c’è un bisogno inestinguibile di felicità, di verità, di giustizia: il nostro cuore sempre inquieto chiama ed invoca una pienezza che non può non essere quella Realtà che tutte le religioni denotano pronunciando la parola "Dio". Ma quando ho descritto in modo sintetico l’inizio di quella storia che è il cristianesimo, non stavo parlando di questa , chiamiamola così, rivelazione naturale di Dio: naturale, cioè fatta attraverso la natura che sta fuori di me e attraverso il mio stesso essere personale, che io posso percepire esercitando rettamente la mia ragione. Non sto parlando di questo.

Il fatto sconvolgente è che Egli, Dio, non è rimasto nel suo silenzio inattingibile; non si è fatto conoscere solo indirettamente attraverso le sue opere: ha parlato! Che Dio potesse farlo, è incontestabile; che Egli lo abbia fatto è l’evento più grande che sia accaduto. Egli ha parlato molte volte, non una sola volta e sarebbe già stato segno di insondabile amore, e in diversi modi, in ogni modo in cui può esprimersi il linguaggio umano (cfr. Eb 1,1). Anche quando l’uomo – fatto davvero inspiegabile – non lo ascoltava e non voleva ascoltarlo, Egli continuava a rivolgergli la parola.

In questo dialogo, Dio non è più un "qualcosa" di misterioso di cui si ha paura o di cui non si ha più interesse: è Qualcuno, cioè "persona"

: soggetto che si rivolge all’uomo.

Allora, è inevitabile che a questo punto uno si chieda: ma dove è successo questo fatto? con chi Dio ha parlato? La risposta è semplicemente sconvolgente: è accaduto la prima volta in una piccola regione, in un popolo che non aveva umanamente nulla per meritare un tale privilegio, un popolo che era un povero clan di pastori: è il popolo di Israele, dal nome del suo capostipite. E Dio comincerà a chiamarsi e a farsi chiamare col nome dei suoi interlocutori: Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe.

"E a quel popolo – e ai singoli che lo componevano – Dio si è rivelato nel corso di millenni: così da non lasciare adito a dubbi, o a equivoci… Scribi, sacerdoti e profeti hanno consegnato in scritti i suoi detti: guidati da Lui, che ne accompagnava la mano come si fa con un bambino, perché tutto fosse sicuramente ed autenticamente "suo" … E tutto è consegnato in un libro: custodito da Dio stesso – prima assai che dagli uomini ai quali era destinato – con infinita cura, con gelosia oculata" (U. Neri, Ho creduto perciò ho parlato. L’intelligenza della fede, ed. EDB, Bologna 1998, pag. 21-22).

L’originalità del cristianesimo comincia a farsi vedere chiaramente (più precisamente a questo punto della nostra ricerca, delle religioni bibliche): esso non è il risultato di riflessione umana; esso è Parola detta da Dio all’uomo e consegnata in un libro il cui autore è Dio stesso; esso è costituito da questo dialogo diretto di Dio con l’uomo.

E che cosa dice Dio all’uomo? Tre cose fondamentalmente. Egli parla all’uomo di Se stesso: gli dice chi è; Egli parla all’uomo dell’uomo: rivela all’uomo l’uomo; sulla base di questo, propone all’uomo un patto con Lui, con Dio: gli propone una vera e propria Alleanza (ma forse sarebbe anche meglio chiamare questa proposta un Testamento, per sottolineare l’assoluta gratuità).

- Dio parla all’uomo di Se stesso: Egli è unico, non esistono altri dei acanto a Lui. Se l’uomo lo pensa, in realtà sono dei poveri idoli che si è fabbricato lui stesso: opera delle sue mani. Egli è "tre volte Santo": totalmente altro dalla sua creatura.

Ebbene Dio, l’unico che non ha uguali ed è assolutamente altro da ciascuno di noi, ci dice che è … pazzamente innamorato di noi. Tutti i simboli gli sono necessari per dirci che Egli ci ama: padre, madre, sposo, fidanzato, amante, amico ed altro ancora.

- Dio parla all’uomo dell’uomo: gli dice che è fatto "a sua immagine e somiglianza": che è la più grande di tutte le sue creature e signore delle stesse (cfr. Salmo 8): che la sua grandezza consiste nell’essere chiamato ad entrare in alleanza col suo Signore.

- Dio propone all’uomo un’alleanza: è una proposta che dice la stima e l’amore che Dio ha per l’uomo. E’ una proposta che prima di tutto parte da un fatto: Dio ama l’uomo, Dio vuole la vita dell’uomo, che l’uomo viva in pienezza. A questo Dio stesso si impegna, si obbliga (qualche volta lo fa persino con un giuramento!) in modo assoluto: "io ti darò … io ti condurrò … io ti libererò …". Ma l’uomo non è qualcosa di cui Dio voglia disporre come si dispone di una cosa: è una persona libera che deve consentire a questo dono di pienezza di vita. Certamente: lo ha creato senza di lui, ma Dio non intende portare a termine la sua opera senza o contro di lui. Ed allora ecco che il Dio che ha deciso di allearsi con l’uomo, indica all’uomo come possa acconsentire alla grazia che gli sta facendo: gli insegna come deve usare la sua libertà in modo che il Dio che lo ama, possa condurlo (co-operare con lui per condurlo) alla pienezza della vita.

La Parola che Dio rivolge all’uomo è questa: è questa proposta di Alleanza. Prestate bene attenzione a questo punto, poiché è assai importante. Dio rivolgendo questa parola all’uomo (una parola cioè che ha come contenuto la proposta di una Alleanza), dà perciò stesso origine ad una storia di Alleanza di Dio col popolo a cui parla. Nel senso che fatta la pro-posta, attende la ri-sposta: e così i due "sposi", i due "fidanzati", il "padre" e il suo "figlio Israele" si incontrano o si scontrano, convivono o litigano. E’ una vera e propria storia.

L’originalità del cristianesimo si precisa sempre di più: esso è questa alleanza di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio. E’ questa storia di cui due soggetti liberi sono responsabili, nella quale due libertà sono coinvolte: Dio e l’uomo. Non è l’indicazione di un cammino che ti porta fuori dalla vita, che ti fa evadere dalle tue "faccende feriali"; una dottrina che ti insegna singolari sprofondamenti in meditazioni. E’ la tua vita quotidiana vissuta con Dio, perché Dio ha voluto viverla con te.

2. IL CRISTIANESIMO E’ GESÙ CRISTO. Da un certo punto di vista non abbiamo ancora parlato del cristianesimo, in un senso proprio. In fondo, ciò che abbiamo detto finora, è vero anche dell’ebraismo (e dell’islamismo). Quando si comincia a parlare propriamente del cristianesimo? "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo" (Eb 1,12).

Il testo della Lettera agli Ebrei inserisce il fatto cristiano in quella storia di cui ho parlato nel punto precedente. Esso ci presenta il cristianesimo come il fatto che Dio "ha parlato a noi per mezzo del Figlio": nel dialogo, nell’Alleanza fra Dio e l’uomo si è inserito Gesù Cristo. Il cristianesimo è semplicemente questo: "uno solo è Dio, e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti" (1Tm 2,5).

Dio ha parlato di Se stesso in Cristo: ha detto tutto quello che aveva da dire su di Sé in Cristo. Dio ha parlato dell’uomo in Cristo: "proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore (Cristo) svela anche pienamente l’uomo a se stesso" (GS. 22). Dio ha proposto all’uomo in Cristo la nuova ed eterna Alleanza: il testo conciliare continua, "e gli manifesta la sua (dell’uomo) altissima vocazione". E quindi in Cristo si con-centra tutto. Nel senso preciso che Egli è la perfetta rivelazione di Dio, Egli è la perfetta rivelazione dell’uomo. Egli è l’Alleanza fra Dio e l’uomo: è tutto il cristianesimo. Ma forse restiamo come abbagliati e sconvolti da queste affermazioni. E’ necessario che facciamo un po’ di "analisi" di esse.

Come è possibile che lo stesso e identico soggetto sia la perfetta rivelazione di Dio e la perfetta rivelazione dell’uomo? cioè che in Lui noi sappiamo perfettamente chi è Dio e sappiamo perfettamente chi è l’uomo? E’ possibile, perché precisamente Gesù è Dio che assume la nostra natura umana.

- Gesù è Dio. Nel testo citato della lettera agli Ebrei, si fa una distinzione reale fra due soggetti personali: "Dio che aveva parlato nei tempi antichi", cioè il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. E l’altro soggetto: Il Figlio, attraverso il quale Dio ha parlato. Ora sull’identità di questo Figlio, la Scrittura si esprime in un modo insondabile: "e il Verbo era Dio". L’amore di Dio verso l’uomo lo ha condotto fino a questo punto! A parlarci della sua vita intima, a svelarci tutto il suo Mistero: Dio è unico, ma non è solo. Dio è Dio-Padre; Dio è Dio-Figlio. Di Questi, la stessa lettera agli Ebrei dice stupendamente: "che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza". E la fede cristiana: "unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato della stessa sostanza del Padre".

- Gesù è Dio incarnato: ha assunto la natura umana. Non nel senso che abbia cessato di essere Dio per diventare uno di noi; non nel senso che abbia per così dire "mescolato" la divinità colla umanità. Rimanendo chi era, ha cominciato ad essere anche uomo. Ed allora, quali sono le conseguenze? Che Egli Dio è e vive in mezzo a noi: vive la nostra stessa vita umana. E pertanto in Lui Dio si rivela ad ogni uomo, si rivela ad ogni uomo non perché parla di Sé attraverso uno di noi (un profeta). Ma perché Egli stesso viene in mezzo a noi, a vivere con noi la nostra stessa vita: se lo tocco, tocco Dio; se lo vedo, vedo Dio; se lo ascolto, ascolto Dio.

Se ho spiegato in che senso Gesù è la Rivelazione di Dio, non ho detto ancora perché "svela anche pienamente l’uomo all’uomo".

E’ in Cristo che ognuno di noi scopre la ragione ultima della sua vita, la risposta completa alle tre fondamentali domande riguardanti la nostra vita: da dove vengo? Dove vado? Chi sono? Trovo la risposta in Cristo perché è in Lui che Dio-il Padre mi ha pensato e voluto; è su di Lui ed in conformità a Lui che sono stato modellato, costruito; è per essere come Lui che sono stato creato. Ascoltiamo che cosa ci dice una pagina ispirata: "per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili … tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui … e tutte sussistono in Lui" (Col 1,16.17). Quando dunque Dio crea ogni cosa, e l’uomo in primo luogo, pensa a Cristo ed ogni cosa è creata (pensata – voluta) secondo Lui. Che significa concretamente?

Significa che in uno stesso ed unico atto di volontà, in uno stesso ed unico movimento di amore, Dio-il Padre ha deciso si comunicare Se stesso (di effondere tutta la sua "ricchezza") all’Unigenito-uomo ed a noi in Lui: "ci ha scelti in Lui prima della creazione del mondo" (Ef 1,4). Ha voluto entrare in Alleanza con il Verbo fattosi uomo e in Lui con ciascuno di noi. Questo è il nostro destino! Da dove vengo? Da questa decisione del Padre di farmi partecipare nell’Unigenito che è uomo, alla sua vita divina. Dove vado? Alla partecipazione della Vita stessa di relazione che c’è fra il Padre ed il Figlio. Chi sono? Una persona chiamata ad essere in Cristo. Siamo partecipi della stessa vita del Figlio.

Ecco: vedete come Gesù il Cristo sia la perfetta Rivelazione del Padre e la perfetta rivelazione della verità dell’uomo: il Verbo facendosi uomo ci ha manifestato umanamente Dio; assumendo la nostra natura ci ha elevati alla stessa Vita divina, ci ha "deificati".

L’originalità assoluta del cristianesimo, ormai inconfondibile anche con le religioni bibliche, è ormai definitivamente precisata: consiste in quel "mirabile scambio" accaduto nella Persona e nella vita di Gesù.

Come Gesù ha costituito la nuova ed eterna Alleanza fra Dio e l’uomo? rispondendo a questa domanda, raggiungeremo veramente il "nucleo centrale" del cristianesimo.

L’uomo che Gesù ha incontrato, non è l’uomo come Dio l’aveva pensato e voluto: era un uomo che aveva rotto l’alleanza con Dio, aveva rifiutato la divina proposta di amore. Dice S. Paolo: "Abbiamo … dimostrato … che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, come sta scritto: non c’è nessun giusto, nemmeno uno" (Rom 3,9). Ora, la condizione del peccatore è disperata, poiché egli si è messo in una situazione che è senza uscita. Peccando ha distrutto da parte sua l’alleanza con Dio; per rientrare in questa relazione, è necessario riconoscere il proprio peccato e chiedere al Padre di ri-ammetterci nella sua alleanza: ma per potere fare questo ci è necessario che siamo già in quella condizione di rapporto col Padre, di amore. Poteva tirarci fuori da questa situazione solo il Figlio unigenito fattosi uomo, purché però assumesse sopra di sé tutti i peccati di ogni uomo. Così infatti facendo:

- avrebbe veramente sperimentato, vissuto la nostra reale condizione umana;

- pur continuando ad essere Figlio, dato che ha accettato tale condivisione con noi solo per amore del Padre che ama l’uomo.

Questa coincidenza nella stessa persona fra l’essere stato costituito peccatore e il rimanere Figlio, è l’avvenimento della passione-morte di Gesù. Egli dice: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?" ed anche "Padre, nelle tua mani consegno il mio spirito". Ed è stato risuscitato: cioè la sua umanità, e ciascuno di noi in Lui, è stata introdotta nel possesso della vita incorruttibile del Padre. Nella risurrezione del Crocefisso è stata definitivamente ricostruita l’Alleanza di Dio con l’uomo: il Crocefisso risorto è questa indistruttibile alleanza.

Allora possiamo dire: il Crocefisso risorto è la piena rivelazione di Dio-il Padre; il Crocefisso risorto svela interamente l’uomo all’uomo; il Crocefisso risorto è l’alleanza del Padre con l’uomo, con ogni uomo.

Alla fine possiamo e dobbiamo dire: il Cristianesimo è il Verbo incarnato crocefisso-risorto. Togli anche solo una parola, e non hai più il cristianesimo. Ecco perché S. Paolo definisce tutto il cristianesimo nel modo seguente: "Se confesserai che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Rom 10,9). Nessuna religione, neppure biblica, aveva identificato, aveva presentato se stessa come una Persona, anzi come consistente in un evento storicamente accaduto: in Palestina, sotto Ponzio Pilato.

 

3. IL CRISTIANESIMO E’ LA GRAZIA DELLO SPIRITO SANTO CHE VIVIFICA. Se il cristianesimo è questo, esso … si è messo in un bel pasticcio!

Infatti, che ne è delle persone (tutti noi) che non siamo vissuti al tempo del Cristo, che non lo abbiamo visto? La risposta a questa domanda conclude la presentazione dell’originalità del cristianesimo.

Prima di tutto, notiamo già che al tempo di Gesù, molti lo videro ma non furono salvati. C’è dunque vedere e vedere! Come può avvenire questo incontro col Risorto? chi me lo fa incontrare? Sono ora costretto a sintetizzare molto la risposta.

Due sono i modi, fondamentalmente, con cui il Crocefisso risorto si rende presente in mezzo a noi.

In primo luogo, la predicazione del suo Vangelo: viene notificato ad ogni uomo "la storia e la profezia dell’opera che la divina provvidenza compie nel tempo per la salvezza del genere umano". E’ stata la predicazione degli Apostoli, "i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca del Cristo vivendo con Lui e guardandolo agire, sia ciò che avevano imparato dai suggerimenti dello Spirito Santo". Alcuni apostoli poi e uomini della loro cerchia "per ispirazione dello Spirito Santo, misero per iscritto il messaggio della salvezza" (DV 7,1). "Gli Apostoli poi, affinché l’Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi, ad essi affidando il loro proprio posto di maestri" (ib., 2). L’uomo se crede a questa predicazione, vive l’incontro con Cristo nei sacramenti.

L’altra via sono i sacramenti, in modo particolare l’Eucarestia che consente all’uomo di essere presente precisamente alla morte di Cristo: alla costituzione della nuova ed eterna alleanza.

Ma non abbiamo toccato il "punto nevralgico". La predicazione apostolica del Vangelo, la celebrazione dell’Eucarestia a che cosa mirano? A far incontrare l’uomo con Cristo. Ma in che cosa consiste questo incontro? Nel dono che ci viene fatto della divina Persona dello Spirito Santo. Egli ci fa sentire che Dio-il Padre ci ama perché ci configura intimamente, realmente a Cristo l’Unigenito primogenito: siamo rigenerati dallo Spirito Santo.

E così si compie quello che i grandi profeti avevano previsto: la nuova ed eterna alleanza: cfr. Ger 31,33 e Ez 36,26. Dimorando in noi, lo Spirito Santo inscrive nel cuore la legge della Nuova Alleanza: amare Dio e l’uomo come Cristo ha amato il Padre e l’uomo.

"L’essenza del cristianesimo è d’essere una religione soprannaturale, e l’essenza d’una religione soprannaturale dell’uomo è la reale azione della grazia nell’anima umana" (A. Rosmini, Antropologia soprannaturale, Tomo I, ed. Città Nuova, vol. 39, Roma 1983, pag. 69).

Possiamo dire in tutta verità: il cristianesimo è la rigenerazione della persona umana operata dallo Spirito Santo che ci divinizza.

CONCLUSIONE

Vedete che in fondo abbiamo parlato del cristianesimo parlando della SS. Trinità: del Padre, del Figlio , dello Spirito Santo. E dell’uomo? L’uomo che è Gesù Cristo, la seconda Persona della Trinità ed in Lui ciascuno di noi conosce pienamente se stesso. E quindi la nostra vicenda esistenziale si articola tutta su quel mistero: lo Spirito Santo mi inserisce nel Cristo crocefisso e risorto; in Cristo noi viviamo in rapporto d’amore col Padre e con ogni uomo, mio fratello in Cristo.