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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Un richiamo alla coerenza.
Alcune riflessioni sulla Nota del Consiglio Permanente della Cei a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto
Avvenire - Bologna Sette, 1 aprile 2007


Credo mio grave dovere offrire alcune riflessioni sulla Nota (pubblicata in questo numero di Bologna Sette a pagina 4), per facilitarne - spero - la comprensione.

1. (Perché questa Nota). La ragione di questa Nota è la sollecitudine che i Pastori della Chiesa devono avere per il matrimonio e la famiglia. "La Chiesa prende parte alle gioie e alle speranze, alle tristezze ed alle angosce del cammino quotidiano degli uomini, profondamente persuasa che è stato Cristo stesso ad introdurla in tutti questi sentieri: è Lui che ha affidato l’uomo alla Chiesa; l’ha affidato come "via" della sua missione e del suo ministero. Fra queste numerose strade, la famiglia è la prima e la più importante" (Giovanni Paolo II, Lett. Ap. Gratissimun sane 1-2).
La buona qualità della vita di ogni persona dipende in larga misura dalla buona qualità della sua vita famigliare, e il bene comune della società dalla condizione della famiglia.
La sollecitudine dei Pastori si esprime in due modi ugualmente necessari: promuovere il bene della famiglia, difenderla da tutto ciò che può insidiarne il valore "unico ed irripetibile" (cfr. il mio discorso di apertura dell’Anno giudiziario 2007 del Tribunale Flaminio). Poiché oggi in Italia la famiglia può essere gravemente danneggiata dall’eventuale approvazione di progetti di legge in materia di unioni di fatto, la Nota riguarda principalmente queste iniziative legislative.

2. (A chi si rivolge questa Nota). La Nota si rivolge a tutti, credenti e non; in modo speciale a chi ha la responsabilità di fare le leggi. Si rivolge a tutti, credenti e non, perché il matrimonio e la famiglia sono un bene umano e non propriamente cristiano. La sorte di esso pertanto è affidata alla responsabilità di tutti.
Il patto fondamentale della nostra convivenza civile e la base della casa comune che è lo Stato, la Costituzione repubblicana, tutela esplicitamente la famiglia fondata sul matrimonio. Ed in realtà la Nota offre ragioni condivisibili da tutti. Ma in questo momento la Nota si rivolge in particolare a chi ha la responsabilità di fare le leggi. Ho già avuto altre volte l’occasione di offrire riflessioni articolate al riguardo (cfr. per es. la catechesi tenuta a Cento il 16-02-07). Non voglio ripetere. Per altro basta leggere attentamente la Nota.

Vorrei però richiamare in particolare l’attenzione sulle parole che la Nota rivolge a chi ha il dovere di fare le leggi, e professa la fede cristiana nella Chiesa cattolica. Per avere una comprensione esatta del testo della Nota è necessario tenere presente la dottrina cattolica circa la coscienza morale, il Magistero della Chiesa, ed il rapporto fra le due realtà (cfr. per es. Lett. Enc. Veritatis splendor 64,2; EE8/1664), riassunta per altro nelle sue linee essenziali nel Catechismo della Chiesa Cattolica (§§ 1776-1794).
La vera laicità rende possibile a chiunque, credenti compresi, di proporre la propria concezione di vita buona mediante argomentazioni razionali e quindi da tutti condivisibili, sottoponendosi ovviamente nel momento produttivo della norma alla procedura democratica.
Il richiamo alla coerenza fatto nella Nota è quindi assai pertinente. La coerenza infatti non significa richiamarsi a poteri estranei all’impegno politico, né confessionalismo. Significa offrire il proprio originale contributo perché anche mediante l’ordinamento giuridico sia promossa e difesa la singolare preziosità del matrimonio e della famiglia, e quindi la dignità della persona. Cristiani incoerenti impoverirebbero l’argomentazione e la deliberazione pubblica, privandole gradualmente di una visione dell’uomo che è generatrice di vero umanesimo.

Non mi resta che concludere coll’invito più semplice: di leggere pacatamente tutta la Nota. Sono sicuro che tutti i nostri sacerdoti aiuteranno i fedeli ad accoglierla pienamente e ad averne una profonda comprensione.